Spremute e aperitivo: 6 cocktail da offrire ai propri clienti
Chi l’ha detto che la spremuta si beve solo a colazione? In realtà, con il succo di arancia si possono realizzare mille preparazioni, tra cui dei deliziosi e freschissimi cocktail. Se poi il succo delle arance viene estratto sul momento allora il drink sarà davvero irrinunciabile. I cocktail a basse di succo d’arancia oltre ad essere freschi sono anche molto beverini, quindi adatti anche a coloro che non impazziscono per i superalcolici e i distillati. Ideali per aperitivi, ma anche per accompagnare una chiacchiera tra amici dopo una cena estiva, vi presentiamo i più famosi cocktail a base di succo d’arancia.
Mimosa e Buck’s Fizz
Il primo cocktail che prenderemo in considerazione è il Mimosa, un medium drink amato dalle donne e che per via del suo nome è molto popolare tra le stesse durante le serate con le amiche l’8 marzo. Il perché del suo appellativo è da ricercare nel colore della bevanda, molto simile a quello della mimosa. Le origini sono incerte ma sembrerebbe che la sua nascita sia intorno al 1925 al Ritz di Parigi. È un cocktail delicato, leggermente alcolico ma molto fresco e dissetante che può essere consumato durante l’aperitivo ma anche dopo cena. Ovviamente, preparandolo con un succo di aranciata fresco e appena spremuto si avrà un sapore decisamente più buono rispetto ad un succo confezionato.
Per realizzare il Mimosa basteranno 150ml di champagne, 150ml di succo d’arancia e 2 fette di arancia per la decorazione. Il primo passo consiste nel preparare il succo d’arancia e filtrarlo per rimuovere i filamenti più consistenti. Ottenuto il succo, munirsi di un flute precedentemente refrigerato e versare all’interno l’estratto di arancia e lo spumante, anch’esso freddo. Per la decorazione tagliare finemente due fette d’arancia cercando di creare una spirale da poter poi posizionare sul bordo del bicchiere. Se si hanno difficolta, si potrà semplicemente incidere con un piccolo taglio la fetta di arancio per poi applicarla sul flute.
Ripercorrendo la storia, scopriamo che il Mimosa ha degli antenati alquanto noti. È infatti una rivisitazione del famoso Buck’s Fizz dal quale si differenzia non per gli ingredienti ma per la loro quantità. L’Intenational Bartenders Association classifica il cocktail come un long drink, nonostante le diverse variazioni nel corso degli anni. il Buck’s Fizz nasce nell’omonimo Buck’s Club londinese nel 1921. Al nome del locale venne poi aggiunta la locuzione Fizz che identifica tutti i cocktail prepararti con vino o acqua gassati. È un cocktail fresco e leggero, perfetto per party e rinfreschi con portate di pesce, finger food e stuzzichini.
Come dicevamo, a differire dal Mimosa sono la quantità degli ingredienti. Il Buck’s Fizz prevede infatti una quantità maggiore di succo d’arancia rispetto all’alcool e risulta quindi essere più leggero. Per l’esattezza, serviranno 10ml di champagne e 50ml di succo d’arancia. Il procedimento per la realizzazione del Buck’s Fizz è identico a quello del Mimosa.
Le ricette originali prevedono l’utilizzo dello champagne ma nulla toglie di poter utilizzare spumante brut o prosecco. I migliori sono il Trentodoc ed il Franciacorta. L’unica accortezza è quella di utilizzare un vino spumantizzato ben strutturato affinché il succo d’arancia non lo sovrasti eccessivamente.
Screwdriver, Harvey Wallbanger e Orange Blossom
Lo Screwdriver, o Vodka Orange come veniva chiamato originariamente, è un cocktail che nasce negli anni ’50 al Park Hotel di New York. In quegli anni, sembrerebbe che gli ingeneri americani erano tipici mescolare con dei cacciaviti la vodka in lattine di succo d’arancia. La traduzione dall’inglese di screwdriver è infatti cacciavite. È uno dei più classici long drink nonché cocktail “da spiaggia” per via del suo gusto fresco. La ricetta originale prevede 50ml di vodka e 90ml di succo d’arancia fresco. Il bicchiere adatto al Vodka Orange è il classico highball, un bicchiere a forma cilindrica per i cocktail miscelati. Preparato il succo d’arancia e filtrato con un colino a maglia media, versare il succo con la vodka nel bicchiere precedentemente riempito per più di metà da cubetti di ghiaccio. Una volta mescolato, lo Screwdriver sarà pronto per essere gustato.
Figlio dello Screwdriver e un altro cocktail ufficiale dell’International Bartender Association: Harvey Wallbanger. Non è ben noto come sia nato il derivato del Vodka Orange ma la teoria più accreditata vede come protagonista Donato “Duke” Antone, barman tre volte campione del mondo. Un giorno Donato servì al suo amico Harvey uno Screwdriver con l’aggiunta del liquore Galiano. Quest’ultimo, in preda ai fumi dell’alcool, uscendo dal locale andò a sbattere contro un muro. Il tutto fa poi a riferimento al coniglio gigante del film “Harvey” che parlava a James Stewart quando sbatteva contro un muro. Le dosi per l’Harvey Wallbanger sono 45 ml vodka, 90 ml succo d’arancia e 15 ml di liquore Galliano. Dopo aver preparato la base del Screwdriver sarà necessario aggiungere il Galliano colmando la parte restante del bicchiere.
Teoricamente anche l’Orange Blossom potrebbe essere identificato come “parente” del Screwdriver durante il proibizionismo, periodo in cui l’alcool era vietato e per poterlo assumere vennero escogitati diversi escamotage, diversi dei quali prevedevano miscele con succhi di frutta. L’aggiunta dei succhi era necessaria anche per rendere bevibili i rozzi distillati prodotti in scantinati e distillerie clandestine. La ricetta originale comprendeva solamente gin e succo d’arancia ma con il tempo venne aggiunto anche vermut dolce. Per mixare bene gli ingredienti sarà necessario uno shaker dove aggiungere ghiaccio, 1/3 di gin, 1/3 di succo d’arancia e 1/3 di vermut dolce. Shakerati gli ingredienti dovranno essere filtrati con lo strainer e versati in una coppa da cocktail.
Sex on the Beach
Uno dei long drink più conosciuti degli ultimi periodi. Rispetto a tutti gli altri cocktail presentati, il Sex on the Beach è sicuramente il più giovane. La prima apparizione di quello che sarebbe poi divenuto il Sex on the Beach avvenne tra gli anni ’70 e ’80, anni in cui la vodka ebbe un’impennata nel mercato statunitense. Parallelamente vennero ideati anche i primi cocktail alla frutta, tra cui il Peach on the Beach, primo nome del Sex on the Beach. Il motivo di tale appellativo era dovuto a due fattori: in primis, era ritenuto sconveniente utilizzare la parola sex; il secondo, perché durante lo Spring Break dell’87 a Fort Lauderdale, venne lanciato sul mercato un nuovo prodotto chiamato il Peach Schnapps. Fu il barman Ted Pizio a ribattezzare il cocktail pensando alle due parole che più rappresentavano i giovani in viaggio in Florida, la spiaggia ed il sesso.
Per realizzare il cocktail più famoso degli anni ’90 serviranno ghiaccio quanto basta, 40 ml di succo d’arancia, 40 ml vodka, 40 ml succo di mirtillo, 20 ml liquore alla pesca, 1 fetta di arancia. Una volta preparata la spremuta d’arancia e filtrata con un colino, versarla in uno shaker freddo con la vodka e il liquore alla pesca. Shakerare il composto e versare il tutto il in tumbler alto con del ghiaccio all’interno. Versare il succo di mirtillo solo alla fine senza mescolarlo. Grazie alla sua densità si adagerà via via sul fondo regalando la famosa sfumatura tipica del Sex on the Beach.